In Ripar(t)iamo insieme, progetto finanziato tramite il Bando Italia 2018 e svolto all’interno della sezione femminile della casa circondariale di Villa Fastiggi – Pesaro, una parte delle attività è stata finalizzata alla realizzazione di video tutorial.
Abbiamo chiesto a Massimiliano De Simone, professionista coinvolto nell’iniziativa ed esperto di didattica degli audiovisivi, di raccontarci quali sono state le impressioni durante le riprese in carcere e, più in generale, come lo strumento audiovisivo può concretamente contribuire nel processo di rieducazione.
A cosa può essere utile lo strumento audiovisivo in un contesto così particolare come quello carcerario?
M. De Simone: Il laboratorio audiovisivo può essere uno strumento, per chi vive quotidianamente una situazione di reclusione e di allontanamento dal “mondo civile”, per riavvicinarsi alla realtà “di fuori” attraverso una modalità artistica; un modo per rammentare a se stesso e agli altri che comunque si fa parte di un contesto sociale e di relazioni più ampio di quello che si sta vivendo in quel dato momento.
Per lavorare ad un progetto che si protrae per 8-12 mesi, infatti, occorre assumersi la responsabilità di essere un ingranaggio di un meccanismo più grande: le proprie esigenze andranno per forza subordinate alle esigenze del lavoro che si sta producendo. È necessario autodisciplinarsi affinché il lavoro articolato e complesso che richiede la produzione di un cortometraggio possa giungere a compimento, nonostante i limiti e le difficoltà che il contesto carcerario inevitabilmente presenta.
Durante il laboratorio realizzato nella sezione femminile, come si sono svolti i lavori? Quali sono state le impressioni?
M. De Simone: Nella sezione femminile non ho svolto un vero e proprio laboratorio audiovisivo. Nell’ambito del progetto Ripar(t)iamo insieme, abbiamo realizzato tutorial su come affrontare i piccoli inconvenienti legati al malfunzionamento della lavatrice. Per circa tre di minuti di cortometraggio, abbiamo girato circa tre ore di materiale in quattro incontri diversi. Ho trovato grande disponibilità da parte delle partecipanti nell’affrontare un’avventura per loro completamente nuova; molta attenzione e curiosità durante l’allestimento del set, al quale hanno contribuito in prima persona; molta emozione davanti alla videocamera: frasi dette e ripetute senza troppa difficoltà nelle varie prove, diventavano testi difficilissimi, ostacoli insormontabili subito dopo l’”Azione!” chiamata dalla ciackista.
Tre film da vedere per la capacità di rappresentare le condizioni, le aspirazioni e le necessità delle persone detenute
M. De Simone: Consiglierei Il bacio della donna ragno (Hector Babenco – 1985); Cesare deve morire (Paolo e Vittorio Taviani, 2012); Fiore (Claudio Giovannesi – 2016).